Chi sei?

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Mettiamo che hai scritto un romanzo, una sceneggiatura, una drammaturgia, mettiamo che devi presentarti a un editore e ti serve l’autobiografia. Come si fa?

Non c’è cosa più difficile che parlare di sé.

Perché in fondo siamo tutti un po’ vulnerabili all’autocensura oppure tendiamo all’egocentrismo, che è persino peggiore.

L’autobiografia è comunicazione, e la comunicazione per essere efficace ha bisogno di due flussi, uno logico in cui raccontiamo dati e vicende, e uno empatico tramite il quale trasmettiamo la passione. Se c’è solo il primo, chi ci legge smetterà dopo tre parole. Se c’è solo il secondo, arriverà fino in fondo e ti vorrà contattare, ma poi rileggerà attentamente il tutto e si accorgerà che non gli hai detto come ti chiami e non gli hai lasciato neppure la mail.

A parte gli scherzi, ogni comunicazione funziona sì per cosa si dice, ma soprattutto per come si dice, ed è fondamentale per l’autobiografia.

Regola numero 1: serve la passione.

Non scrivere elenchi di competenze, non stanno cercando un computer ma un essere umano. Non ripotare tutte le vittorie ai concorsi, vedi sopra. Non autoglorificarti, ti farai un autogol, bello, ma la porta sarà la tua. Ma soprattutto, non criticare il mondo, non sparare sull’editoria, non invidiare chi è arrivato (o magari che sia arrivato lo pensi tu); e sta’ attento che l’energia delle emozioni che provi quando scrivi traspare dalle parole, quindi prima di scrivere l’autobiografia fatti una passeggiata rilassante perché devi comunicare gioia ad alta energia, non certo rabbia o frustrazione. Tu leggeresti uno che ti mette l’ansia o ti fa arrabbiare?

Ora che sai cosa non fare, ecco cosa devi fare.

Le autobiografie vincenti, quelle che hanno colpito gli editor, sono quelle autobiografie che scavano dentro l’autore tirandogli fuori qualcosa di unico e irripetibile.

Regola numero 2: lascia che esca l’emozione.

Perché in fondo non ti devi vergognare di essere chi sei, non ti devi mascherare per piacere; ti devi solo accettare, ti devi solo voler bene. E devi aver voglia di descriverti con passione come descriveresti qualcuno di importante per te.

Metti chi sei, metti cosa fai, perché scrivi. Raccontati, scegli una vicenda, racconta un dettaglio, un particolare di te. E poi chiudi con uno slancio verso il futuro. Che non sia dove vorresti essere, ma dove sarai. Perché…

«Credere in noi stessi porta il resto del mondo a credere in noi.»

Scrivere un’autobiografia è un po’ come scrivere una storia. Ti porta a scavare dentro gli altri e dentro di te, e alla fine risulti migliore.

Fai sentire questo miglioramento in chi ti leggerà, e vai tranquillo che lo colpirai.

«Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri. I tuoi pensieri diventano le tue parole. Le tue parole diventano le tue azioni. Le tue azioni diventano le tue abitudini. Le tue abitudini diventano i tuoi valori. I tuoi valori diventano il tuo destino.»

Così diceva il Mahatma Gandhi. Io aggiungo che: il tuo destino diventa la tua autobiografia.

 

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